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Archive for the ‘Uncategorized’ Category

Il nostro futuro è una storia da scrivere insieme…

In Uncategorized on febbraio 17, 2023 at 7:58 am

Il tempo che stiamo vivendo chiede un surplus di desiderio che attivi energie e fantasia dentro la comunità. Lo stato di un panorama partitico impegnato a difendere ipotetiche rendite di posizione e incapace di essere avanguardia nel governo delle grandi trasformazioni in atto genera però frustrazione e sfiducia, confermati anche dal crollo dell’affluenza al voto nelle recenti elezioni regionali.

È faticoso stare in questo incrocio di emozioni perché da un lato non posso chiamarmi fuori – come consigliere comunale e attivista di Futura – da questa crisi di sistema. Se siamo ancora in questa condizione di fragilità significa che i tentativi messi in atto fin qui non hanno saputo toccare le corde giuste, non hanno cambiato lo scenario, non hanno prodotto l’emersione di nuova classe dirigente.

Dall’altro lato, sarebbe troppo facile accodarsi all’attacco generico alla Politica come unica colpevole. Un esercizio che va per la maggiore senza offrire però un’alternativa credibile (dentro e fuori le istituzioni) per elaborare pensiero e azione politica, per rispondere ai bisogni e ai desideri di ciascuno,  per elaborare strategie in grado di resistere e reagire alle tensioni che il mondo contemporaneo subisce.

Per farlo serve più politica. Meglio: serve una rigenerazione delle comunità politiche e sociali del Trentino che non sia impermeabile a ciò che ci succede attorno ma derivi da un’idea forte di interdipendenza con il Mondo, nel rapporto reciproco e generativo con l’Europa, con lo Stato, con la macroregione alpina, con i vicini a nord e a sud. In quest’ottica torniamo a investire in cooperazione e relazioni internazionali? Ci inseriamo convintamente in coalizioni di territori e città che immaginano e costruiscono insieme gli elementi desiderabili del futuro? 

Questa rigenerazione deve portare a guardarci onestamente dentro, lì dove la specialità amministrativa di cui beneficiamo deve trovare nuove fondamenta culturali e materiali, e che – pur da un territorio di confine – dovrebbe permetterci non solo di difenderci dai possibili rischi connessi alla cosiddetta Autonomia differenziata ma di proporci come artefici credibili di una nuova fase federalista nel contesto europeo.

Quello che immagino è quindi un Trentino che riscopre e rimette in moto le sue diverse articolazioni: tessuti connettivi di prossimità, comunità operose, filiere di competenze e grumi di progettualità. Riprendiamo in mano il ruolo di Comunità di Valle e Comuni, investendo nel loro funzionamento, in chiave democratica e partecipativa. Non disperdiamo la tradizione e rilanciamo l’attualità del modello cooperativo (nell’agricoltura, nel credito, nell’organizzazione del lavoro) che rischia altrimenti il definitivo appiattimento su modelli di tipo estrattivo. Presidiamo la gestione dei beni comuni come l’acqua, l’energia, il paesaggio, gli spazi urbani, le relazioni: ricchezze (limitate) di questa terra che dobbiamo riportare a una gestione mutualistica, prima che sia troppo tardi.

Solo se questa infrastruttura sarà rimessa in sesto potranno davvero “girare” le idee che devono rispondere alle priorità in agenda.

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Occuparsi della guerra. Creare spazio per la pace.

In Uncategorized on luglio 26, 2022 at 10:54 am
  • UN VIAGGIO DI ASCOLTO, DENTRO UN PERICOLOSO SILENZIO.

    Dovevamo essere 5mila. Siamo arrivati a Kiev in poco più di cinquanta. Non deve essere letta come una sconfitta questa composizione ridotta della delegazione – anche per motivi di sicurezza, necessariamente stringenti in un paese in guerra – ma come stimolo al dare corpo a mobilitazioni sempre più vaste (oggi colpevolmente assenti, ci tornerò) in grado di fornire una massa critica sufficiente a livello europeo per chiedere/imporre l’interruzione dell’invasione russa e un contestuale percorso diplomatico che dia continuità e solidità alla pace, oggi interrotta e ferita.

    Il primo avamposto del Mean (Movimento Europeo di Azione Non Violenta) è un gruppo eterogeneo di uomini e donne che – questo il tratto distintivo della missione appena conclusa – ha condiviso l’idea di un viaggio basato sull’ascolto dei propri interlocutori in Ucraina, di un’esperienza dialogica che accetta la complessità e le contraddizioni di uno scenario di guerra e dei dolori e dell’incertezza cui essa costringe da più di cinque mesi milioni di persone dentro e fuori i confini ucraini.

    Un percorso di ricerca e confronto che si basa su una duplice urgenza, perfettamente descritta da Marianella Sclavi, una delle principali animatrice del progetto.

    Dobbiamo sentirci tutte e tutti coinvolti da un conflitto che a poche centinaia di chilometri dall’Italia e nel cuore dell’Europa da più di centocinquanta giorni terrorizza, colpisce e uccide la popolazione civile ucraina, sotto scacco di una ingiustificabile aggressione. Essere presenti a Kiev l’11 luglio ha significato prima di tutto questo.

    “Per sentirci e agire in modo umano serve il contatto, la presenza in comune” ci ha ricordato Angelo Moretti, altra anima ispiratrice di questa concreta e visionaria esperienza.

    Contestualmente dobbiamo essere consapevoli che rompere il silenzio che stava calando attorno alla guerra – in una caldissima e faticosa estate, dove le crisi globali si sommano e moltiplicano – presuppone l’idea di coltivare e sperimentare l’ambizione di essere con i propri corpi innesco di iniziative non violente (di diplomazia e cooperazione, di confronto e di mobilitazione popolare) che affianchino, indeboliscano e, il prima possibile, sostituiscano il linguaggio della guerra e delle armi, oggi predominante.
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Le alternative sociali che dobbiamo costruire

In Uncategorized on luglio 19, 2022 at 10:59 am

[articolo pubblicato sul Corriere del Trentino domenica 17 luglio 2022, firmato insieme a Nicola Serra]

L’istituzione di un presidio permanente di polizia al parco della Predara, dopo quello attivo da qualche tempo alla Portela, ci interroga in profondità. Crediamo che l’azione deterrente della presenza della forza pubblica per mettere sotto controllo o spostare altrove i segni del malessere e dell’incertezza delle nostre società (in nome della spesso strumentalizzata richiesta di “decoro urbano”) non debba in nessun modo far perdere di vista il quadro generale e gli obiettivi – la coesione, l’inclusione sociale e la convivenza – che una comunità che si prende cura di tutte e tutti deve perseguire con impegno quotidiano.

I fenomeni di microcriminalità vanno certamente affrontati e non dovrebbe essere necessario rendere esplicito ciò che è ovvio. Per farlo, come ha giustamente sottolineato il Sindaco Franco Ianeselli nell’annunciare questa nuova misura sul territorio comunale, serve mettere in campo strategie di ampio respiro, che diano risposta al bisogno di presidi sociali, servizi di welfare territoriali che superano i confini degli uffici per entrare in contatto con le fragilità che una società come la nostra – individualista e frammentata – esaspera e rende più acute.

Una strategia che necessita di risorse – economiche, professionali, umane – che insieme, ognuna per la propria parte e in rete, agiscono per rispondere a un catalogo diversificato di esigenze. Si tratta, a guardar bene, di tutti quegli investimenti che la Giunta provinciale leghista che governa in Trentino dal 2018 ha sistematicamente ridotto e che oggi costringono le Amministrazioni locali a reagire alle sollecitazioni con taglio emergenziale più che confrontandosi con la programmazione dell’intervento sociale e la pianificazione dei servizi a esso dedicati.

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Come vivremo insieme?

In Ponti di vista, Supposte morali, Uncategorized on marzo 10, 2020 at 9:57 am

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  1. La Biennale Arte di Venezia nel 2019 si intitolava “May You Live In Interesting Times”“Che tu possa vivere tempi interessanti”. Il confine tra augurio e maledizione contenuto in questa frase non è mai stato così sottile e scivoloso. Quelli che attraversiamo sono tempi complessi. Confusi e frenetici. Sono tempi non banali, che non possono lasciare indifferenti. Tempi nervosi, non pacificati. Tempi contraddittori che non generano solo paura – emozione primaria, legittima e spesso necessaria – ma tracimano nel panico. Tempi interessanti quindi, e per questo di faticosissima interpretazione.
  2. Siamo entrati in rotta di collisione con il Covid19. I suoi effetti ci stanno cambiando e, non serve leggere nel futuro per capirlo, ci cambieranno ancora moltissimo. Lo fanno giorno dopo giorno, stressando le nostre abitudini quotidiane (dalle funzioni religiose al campionato di calcio) e – più in profondità – mettendo a rischio la tenuta del sistema che fino a oggi ha retto nel bene e nel male le sorti dell’Occidente.
  3. Sono tempi di crisi, al plurale, che neppure il capitalismo sembra più in grado di ammortizzare,  piegandole come ha sempre tentato di fare a proprio vantaggio, in un meccanismo ripetuto di caduta e rilancio. É almeno dal 2001 – fine del decennio di espansione economica iniziato dopo la caduta del Muro – che il disordinato dispiegarsi di quella che per semplificare chiamiamo globalizzazione lascia sul terreno le proprie fratture. “Non abbiamo capito che abitiamo la società globale del rischio” ricorda Elena Pulcini, autrice nel 2009 del libro “La cura del mondo”. Dobbiamo prendere atto – continua, muovendo il suo ragionamento dalla Grande Crisi del 2008 – dei profondi cambiamenti del contesto che ci circonda. Esistono opportunità e pericoli che gli strumenti dello Stato e della Politica non riescono più a gestire con facilità. La situazione italiana ed europea di queste ore ne è evidente testimonianza. Leggi il seguito di questo post »

Il disordine armonico che andiamo cercando.

In Ponti di vista, Uncategorized on gennaio 29, 2020 at 7:30 PM

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Inizio estate. Anno 2020 (?). Piazza Santa Maria Maggiore, Trento.

Ore 12.04 I musicisti giocano tra loro, sfidandosi con rincorse e interruzioni. La ragazza con i ricci approfitta di una di queste per raccogliere con le mani i capelli liberando il collo dalla loro morsa e invitando il vento a fare il proprio dovere, offrendole un istante di refrigerio. Subito lascia la presa. I ricci scivolano tra le dita, liberi e ribelli. La musica riparte e con lei le mosse della ragazza dai ricci neri. La ragazza dai ricci neri è la città. Ed è solo mezzogiorno.

Ore 12.05 Trento è ciò che prima non era o, almeno, sembrava non voler essere. Energia che sfugge al controllo. Scoperta dei propri giacimenti di vitalità. Desiderio di sovvertire il presente. Curiosità per l’inedito.

Il mio contributo nella raccolta di racconti La Trento che vorrei (2019, Helvetia editore) si conclude con un ballo collettivo. Un vorticoso Concilio di ritmi. Un convivio di corpi in movimento. Insieme al fiume Adige da far tornare a scorrere, in forma di attivazione civica e civile, nel cuore della città la metafora musicale è quella che più mi convince nel tentare di analizzare le condizioni – politiche, sociali e culturali – presenti e le prospettive future della città di Trento.
Che colonna sonora ha avuto lo spazio urbano degli anni Dieci? Quale dovrebbe essere la proposta musicale del nuovo decennio? Leggi il seguito di questo post »

Cinque tesi e una proposta…

In Ponti di vista, Uncategorized on aprile 13, 2019 at 11:57 am

IMG_6447TESI UNO – Il corpo del capo e la brevità dei cicli politici. Nei giorni scorsi Matteo Renzi ci metteva al corrente di aver perso dieci chili accumulati durante il suo impegno da Presidente del Consiglio. L’altro Matteo sembra invece nella fase dell’accumulo, all’ingrasso. Il corpo del capo parla (Marco Belpoliti ne scriveva ai tempi di Silvio Berlusconi) e la relazione bulimica con il cibo diventa in questo caso metafora di un agire famelico che alla pancia punta con i suoi messaggi e che la pancia utilizza per ingurgitare tutto. Senza digerirne la complessità. Evitando l’opera di decodificazione che dovrebbe essere propria della politica stessa. Tutto in pancia quindi, fino a scoppiare. Se la dieta di Renzi sembra premessa – non si impara mai dai propri errori – al tentativo di rimettersi “a tavola”, per Salvini siamo invece alla saturazione prima dell’esplosione (ricordate i Monty Phyton? Tenete pronta una mentina) che è propria di fenomeni politico/sociali sempre più basati sulla viralità mediale e digitale, qui e ora. Leader (!?) usa e getta.

Il peggio è passato quindi? Non sono così ottimista. Eppure – è una tesi ardita, ma che va percorsa – si direbbe che si sia scollinato l’apice della curva di consenso e di penetrazione della propaganda salviniana e più in generale sovranista? I cicli politici sono disordinati. Sono processi concatenati alla comunicazione, fino a quando funziona. Qualche scricchiolio proprio negli andamenti della propaganda social si accompagnano ai primi sondaggi – per quanto valgono – in leggera contrazione, a dare corpo all’idea che entrambi i campi non si possano espandere all’infinito.
Altri segnali, in ordine sparso, provengono da altri fronti. La prima frattura nel gruppo di Visegrad, con l’elezione di Zuzana Caputova in Slovacchia e le sconfitte di Erdogan nelle principali città turche. Il tentativo, scomposto, di uscita dall’UE del Regno Unito che mostra i limiti dell’ipotesi di fuga dalla cornice europea. Per quanto riguarda la politica interna le fibrillazioni dell’asse giallo-verde non sono dovute solo alle contraddizioni del contratto di governo che cominciano una dopo l’altra a venire a galla, ma dalla fragilità globale della dinamica economica, con crescita asfittica o addirittura accenni di recessione tecnica. Leggi il seguito di questo post »

Gli alberi caduti e la comunità che semina il proprio futuro.

In Ponti di vista, Uncategorized on novembre 1, 2018 at 1:58 PM

uomo_alberi.jpgScrivo queste righe mentre ancora non si è esaurita la coda dell’allarme maltempo che da giorni tiene in scacco il Trentino insieme a diverse altre regioni italiane. Fuori dalla porta della libreria cade ancora qualche goccia di pioggia. Sul divano della libreria Petra e Adele – le mie due figlie – capiscono solo in parte la causa delle loro prolungata assenza da scuola. Incrocio sui social network le cronache appassionate di amministratori locali che guidano e monitorano, mani e piedi nel fango, i tentativi di rimettere in esercizio vie di comunicazione interrotte, riattivare servizi di base come luce e acqua non garantiti in alcuni casi da giorni, elaborare la conta dei danni e – compito ingrato e doloroso – offrire sostegno a chi ha subito dei lutti.

Siamo quindi ancora nel campo precario di ciò che avviene immediatamente dopo un fenomeno traumatico che impatta su un territorio e sulla comunità che lo abita. Si interrompe il flusso normale della vita. Si incrinano le certezze banali e pur fondamentali della quotidianità. Soffrono le istituzioni – politiche, sociali ed economiche – che ne regolano il funzionamento.

Dentro questo scenario instabile la gestione – immediata e stringente – dell’emergenza prende il sopravvento su tutto. Assumono (giusta) centralità le figure che a quell’emergenza devono dare risposta. La comunità si stringe attorno alle gesta eroiche dei Vigili del Fuoco (molti tra loro volontari), alla professionalità dei tecnici della Protezione Civile e al proprio generale spirito di operosità e solidarietà.

Non potrebbe essere altrimenti, ma non basta. Blaise Pascal diceva che “ciò che misura la virtù di un uomo non sono gli sforzi, ma la normalità”. “Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi” gli fa eco un famoso aforisma di Bertold Brecht. Perché se c’è una cosa che dovrebbero insegnarci questi fenomeni meteorologici, certo sempre più estremi ma allo stesso tempo più frequenti e diffusi, è che proprio il riferimento continuo all’emergenza è abitudine da mettere in crisi e atteggiamento da superare. Leggi il seguito di questo post »

Se vuoi arrivare primo corri da solo. Se vuoi arrivare lontano corri insieme.

In Ponti di vista, Uncategorized on agosto 2, 2018 at 8:35 am

pexels-photo-1250484Lo ammetto. Mi sento confuso. Non è la prima volta che faccio ammenda. E’ l’atto minimo – almeno così la vedo – per prendere coscienza della debolezza di alcune categorie interpretative fin qui prevalenti e della fragilità degli strumenti e delle pratiche cui ho/abbiamo fatto riferimento per attivare e accompagnare i percorsi politici. Non vado fiero di questo mio stato, ma onestà intellettuale impone di non vantarsi di certezze che non si possiedono e che di conseguenza mi guardo bene dallo spacciare per tali.

C’è contestualmente però un aspetto di cui vado molto fiero. Non ho mai smesso di interrogarmi su ciò che è, di cercare di immaginare ciò che sarà, di lavorare su ciò che potrebbe essere. Non mi sono mai dimenticato che la curiosità – anticamera della meraviglia, vero motore di quel cambiamento che oggi in tanti invocano, praticandolo con parsimonia – va messa alla prova ogni giorno. Aguzzando la vista, allenando l’ascolto – non selettivo ma polifonico – e praticando la ricerca. Un’abitudine che non può da sola mitigare il senso di frustrazione che sento crescere dentro di me e che molto fatico a reprimere, ma che fortunatamente mi riserva periodiche sorprese, nella forma di sguardi che aiutano a rompere schemi che non aiutano, ma anzi imprigionano, la necessità di andare oltre. Qui sotto ne descrivo due che mi hanno accompagnato in questi giorni.

Sguardo uno. Un’amica – libraia curiosa e appassionata, attrice e scrittrice sensibile – mi ha fatto notare un aspetto che non ero riuscito a leggere negli occhi di Josephine, unica superstite con il suo neonato di un naufragio nel Mar Mediterraneo. Storia la sua che, con contorno di fake news e polemiche assortite, per qualche giorno ha aiutato a riempire le pagine dei quotidiani italiani prima di essere di nuovo inghiottita dall’oblio. In quegli occhi, salvati dall’abbraccio mortale del mare, Soledad non riconosceva disperazione ma speranza. Non paura ma il luccichio di una possibilità che si schiude, pur sull’orlo del burrone. Leggi il seguito di questo post »

Appunti di lettura | 46.

In Ponti di vista, Uncategorized on giugno 6, 2018 at 8:46 PM

piedi_M A R T I N A • D I M U N O V A
Ho cominciato questo Appunto diverse settimane fa, ma è rimasta in sospeso a lungo.
Parallelamente si stanno riempiendo le caselle delle numero 47 e 48, che ovviamente arriveranno con ulteriore ritardo. Spero comunque il tempo non faccia venir meno l’interesse di alcuni spunti contenuti in questa raccolta.

*LA DEMOCRAZIA DI RISTRUTTURARE

Mauro Magatti | Rompere lo schema | Avvenire
Di strettissima attualità sono le consultazioni per costruire un Governo. Si può evitare o superare la tattica che ingessa il dialogo tra diversi? “Hannah Arendt diceva che l’azione è libera solo quando non è spiegata dalla sue cause. Cioè quando riesce a sottrarsi alle logiche dominanti cambiando davvero la logica del gioco. E mai come in questo momento l’Italia ha bisogno di questa libertà: dal cul de sac in cui la nostra democrazia è finita si esce solo con politici responsabili e generosi capaci di smontare lo schema, di cambiare passo e, là dove necessario, di fare un passo di lato. Al di là delle logiche sottosistemiche, assumendosi la responsabilità del futuro del Paese.”

Cristina Tajani | Non un solo leader, ma molti broker | Gli Stati Generali
A due mesi di distanza dalle elezioni politiche, riflessioni interessanti sul ruolo della politica. Dai territorio – in questo caso la città di Milano – spunti da raccogliere. “In attesa di vedere come andrà a finire la storia, al PD – partito cui insieme ad altri ho deciso di aderire nel momento della sua massima difficoltà – conviene mettersi alla ricerca non di un nuovo capo dalle sperate virtù taumaturgiche, ma di nuovi “broker” sociali, quadri intermedi, organizzatori di territorio e di comunità che siano in grado di stabilire un collegamento durevole e non episodico tra i luoghi dove si fa la società e quelli dove la si interpreta e si prendono le decisioni. Possibilmente attingendo proprio da costoro per costruire una nuova leadership collettiva.” Leggi il seguito di questo post »

Siamo caduti in un pozzo. Rimaniamoci per un attimo per tornare a vedere il sole e la luna… [prima parte]

In Ponti di vista, Uncategorized on marzo 8, 2018 at 9:27 am

pozzo_© H U D A

“La verità è nel fondo di un pozzo: lei guarda in un pozzo e vede il sole o la luna; ma se si butta giù non c’è più né sole né luna, c’è la verità.”
Leonardo Sciascia

Leggo attorno a me spaesamento e frustrazione, stupore e delusione. Voglia di fuggire. Chissà dove poi, come esistesse un altrove perfetto e privo di spigoli nel quale abbandonarsi ad una vita senza alti e bassi, senza conflitti da affrontare, senza complessità da sbrogliare. Leggo il bisogno di capire cosa é successo e cosa succederà. E la voglia di un abbraccio, in attesa di un ragionamento politico risolutivo che tarda a venire a galla. Leggo anche – dopo un primo momento di giusto silenzio, utile a mettere ordine, a razionalizzare – commenti che tendono a fotografare la situazione politica dentro gli schemi precedenti al voto di domenica. Già essere arrivati fin lì con quegli schemi é stato evidentemente un errore. Perseverare é – come sappiamo – diabolico. Eppure é la scelta più semplice, tra chi sottolinea l’ignoranza generalizzata dell’elettorato e chi denuncia la mancanza di una proposta di “vera” sinistra capace di intercettare un bisogno che – a conti fatti – sembra invece essere semplicemente migrato altrove, cambiando di forma (anche radicalmente) o riconoscendo parole d’ordine di proprio interesse dentro programmi e visioni altre. Leggi il seguito di questo post »