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Posts Tagged ‘calcio’

La partita di Christian Bromberger…

In L'ultimo Europeo? on agosto 16, 2016 at 11:12 PM

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(Articolo pubblicato all’interno del progetto L’Ultimo Europeo?)

Ci siamo sfiorati a Aix-en-Provence. Avevamo previsto di vederci per mezz’ora per chiacchierare di calcio e dei fenomeni sociali connessi a esso. Non ci siamo riusciti, per mio colpevole ritardo e per la sua agenda piena di impegni. Però ci siamo sentiti via e.mail nelle settimane successive e siamo riusciti a stendere questa lunga intervista.
Christian Bromberger è professore emerito di Antropologia all’università di Aix-Marseille, dove ha fondato e diretto l’Istituto di Etnologia mediterranea e comparata. E’ proprio nel cuore del Mediterraneo, a Marsiglia e a Napoli (oltre che a Torino, sponda Juventus) ha condotto a fine anni ’90 un’approfondita ricerca etnologica sul tifo e i significati simbolici e gruppali che nascono e si sedimentano negli stadi. “La partita di calcio” (Editori Riuniti) è una lettura fondamentale per chi voglia capire meglio le dinamiche del mondo ultras, affrontandone potenzialità e limiti dal punto di vista sociale e culturale. Da lì siamo partiti e il viaggio è stato lungo e interessante.

Christian Bromberger è un appassionato di calcio?

Amo molto il calcio, ho giocato per molto tempo (come attaccante) ma «appassionato» è una parola decisamente forte.

Da marsigliese (di adozione) – oltre a esserne un profondo conoscitore – è anche un supporter dell’OM?
Sono Aixois di adozione (abito e lavoro a Aix-en-Provence). Non sono tifoso dell’OM, ma cerco di comprendere (con simpatia) quelli che lo sono.
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Y – La variabile del calcio

In L'ultimo Europeo?, Uncategorized on agosto 15, 2016 at 2:04 PM

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(Articolo pubblicato all’interno del progetto L’Ultimo Europeo?)

E’ bene che questo pezzo – con il video allegato,  appena pronto – arrivi con un po’ di ritardo rispetto alla conclusione degli Europei. In questo modo, dovendo rispondere ancora meno dei precedenti interventi a una necessità di cronaca stringente, può risultare utile come (in)completo bilancio di questa esperienza di scrittura a più mani a scavalco di una serie di confini Europei. Un bilancio necessariamente da realizzare su base qualitativa, non avendo Ultimo Europeo ambizioni di essere un caso editoriale/mediatico ma esclusivamente – per ora – un piccolo laboratorio di narrazione, condivisione e approfondimento capace di smuovere una minoranza attiva di autori, e prima uomini e donne, che hanno a cuore le sorti dell’Europa (probabilmente quella che ancora non ci è stato possibile conoscere), che sentivano il bisogno di abitare collettivamente uno spazio di confronto e riflessione, che hanno deciso di “sprecare” un po’ del loro tempo in nome della descrizione di uno sguardo altro – magari a volte non del tutto a fuoco, magari altre persino contraddittorio ma non per questo meno interessante – sul mondo che li circonda. Non starò qui a fare i conti sul numero dei post pubblicati, sui flussi di visite alla mappa, sulle prospettive future (se ci saranno le condizioni perché ci siano, perché no…) di questo manipolo di scrittori. Userò invece l’ultimo spunto connesso al calcio, quello relativo all’installazione Y (proposta da Dynamis), per provare a raccontare un diverso approccio – eccentrico e generativo – alla relazione tra pallone e animazione delle comunità. Leggi il seguito di questo post »

Una nuova narrazione per l’Europa. Con Mauro Berruto.

In Ponti di vista on luglio 30, 2016 at 12:24 PM

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(Intervista pubblicata nel blog www.ultimoeuropeo.wordpress.com)

L’aspetto più interessante di poter chiacchierare con Mauro Berruto è la dimensione poliedrica della persona che si ha di fronte. Affermato allenatore, fino alla panchina della nazionale maschile italiana di volley. Narratore e formatore, alla guida da qualche mese della Scuola Holden di Torino. E ancora, curioso e attento osservatore dei contesti sociali connessi – e non – al mondo dello sport. Ognuno di questi “mondi” riesce a emergere dentro le sue parole e rende l’insieme delle riflessioni che ha condiviso con “Ultimo Europeo?” utilissimo a tracciare un bilancio degli Europei di calcio conclusi lo scorso 12 luglio. Non solo racconto dell’avvenimento calcistico ma anche uno sguardo alle tensioni sociali delle nostre società, alle crisi economica e politica che colpiscono l’Europa, all’approccio complesso al tema dell’identità e dell’incontro con l’Altro.

In poco più di un mese – a cavallo tra giugno e luglio – l’Europa è stata segnata da una serie di eventi di grande portata, partendo dal referendum sulla Brexit e arrivando fino a Nizza e all’instabilità turca. Nel resto del pianeta la situazione non è migliore. I fatti di Dallas e Orlando negli Stati Uniti, l’attentato di Dacca in Bangladesh e i quotidiani attacchi in Medio Oriente. Cosa ci dice questo tappeto costante di conflittualità e violenza?

Partiamo dall’elenco, che ormai è faticoso da ricordare dentro la sua incredibile sequenza. E’ vero che nelle ultime settimane c’è stata un’escalation di eventi di portata mondiale che semplicemente rimettono per l’ennesima volta al centro l’Europa – intesa come comunità di valori e non solo come unione di Stati e di moneta – a svolgere un ruolo di un’importanza cruciale all’interno di un mondo che è sottoposto sempre di più, in maniera quasi quotidiana, a scosse che sono decisamente preoccupanti. Io credo che la forza, l’impatto che l’Europa può avere forse è stata troppo identificata – o almeno ci è stata raccontata, e parleremo poi di storytelling – nelle sue caratteristiche economiche (per quanto riguarda il mercato unico e la moneta comune) e riscopriamo oggi che è molto più urgente e importante verificare il ruolo che l’Europa deve riconoscere a se stessa sul lato culturale anche dentro il sistema planetario. Le scosse – pressochè quotidiane – oggi riguardano anche altri aspetti delle nostre vite, non solo quelli economici.
Ritrovare la capacità di immaginare l’Europa nella sua bellezza di territorio continentale, un insieme di paesi che hanno esercitato una leadership mondiale dal punto di vista culturale, artistico e politico oltre che economico, è dunque ormai equiparabile a stipulare una polizza di garanzia per un mondo migliore. Leggi il seguito di questo post »

“Fiat stabilitas, pereat mundus” – Gli Europei e l’Europa visti dagli Eurocrati.

In Ponti di vista on luglio 29, 2016 at 10:16 am

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(Intervista pubblicata nel blog www.ultimoeuropeo.wordpress.com)

Sappiate che provare a contattare gli Eurocrati può costare un’immediata procedura d’infrazione, pena minima che prima o poi spetta (laddove non sia già stata comminata) a ogni paese e cittadino mediterraneo. Valeva comunque la pena di rischiare.
In attesa di capire se la Troika dovrà occuparsi anche di questo blog, è stato un piacere dialogare a distanza con gli ideatori di una delle più seguite pagine FB che si occupa di politica europea, grazie a uno stile che mescola umorismo, disincanto e una cospicua dose di cinismo eurocratico.

Nessun incontro, nessun nome. Un formalissimo scambio di file così come accade durante le tese riunioni dell’Eurogruppo, dove i sentimenti soccombono di fronte al potere di numeri e statistiche. L’Eurocrate non cerca visibilità o riconoscimenti personali. Agisce guidato dall’incessante ricerca di nuovi strumenti per applicare vincoli sempre più estremi a ogni ambito delle nostre vite. Un lavoraccio, che per qualche minuto hanno sospeso per dedicarsi a un bilancio semi-serio dell’Europeo appena concluso in Francia.

Chi sono gli Eurocrati. Avete tentato di raccontarli, partendo dalle loro peculiarità (non sempre invidiabili) e dalle loro storie personali. Avete cercato di renderli più comprensibili e vicini ai cittadini. Eppure gli Eurocrati (quelli veri…) continuano a non godere di buona stampa e buona nomea nel continente. Se c’é qualcuno che viene condannato in anticipo – e senza diritto alla difesa – sono proprio l’Europa e i suoi meccanismi di potere. È possibile che un contesto tanto delegittimato sia quello dentro il quale sentirsi a proprio agio e riconoscersi? L’Europa ha ancora un futuro?

Noi proviamo, con successo o meno, a fare uno storytelling delle vicende europee applicando gli stessi criteri e la “narrazione” che la stampa usa per la politica locale. Gli eurocrati non sono grigi tecnici figli di una desolata ordinaria amministrazione, sono politici completi che si muovono su un’arena che interseca le vicende europee con quelle nazionali. In pratica è come aggiungere una nuova dimensione alla politica cui siamo abituati, come passare dal 2D al 3D. A volte se ne esce disorientati.

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Appunti di lettura | 14.

In Libri con le orecchie... on aprile 25, 2016 at 11:42 PM

Appunti di lettura dedicati a #nuitdebout. Il mio sguardo è rivolto alla Francia. Mentre il primo ministro Valls conferma lo stato di emergenza fin oltre Tour de France e campionati europei migliaia di persone vivono Place de la Republique (e decine di altre piazze) nel tentativo di dare forma a un movimento costituente che sappia descrivere i contorni del “nouveau monde“. L’esperienza mi affascina e – senza l’enfasi che in alcuni commentatori italiani trovo – mi piace condividerla in questo mio piccolo spazio di comunicazione e approfondimento.

Cornice.

Dario Gentili | L’agonia del potere | Doppiozero
“Come sembra suggerire lo stesso Gramsci, per uscire da quella condizione costitutiva dell’interregno che è la crisi a nulla serve cercare di riportare in vita ciò che è moribondo: “la crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati” (Gramsci, 2001, p. 311 [Q 3, 34]). L’interregno consiste dunque nel procrastinarsi dell’agonia del vecchio in mancanza del nuovo che deve nascere; anzi, più precisamente: è proprio tale perpetuarsi del vecchio a dilazionare l’avvento del nuovo, che pertanto non “può” nascere.”

Marco Belpoliti | Risentimento | Doppiozero
Rancore. Ha mille sinonimi – livore, astio, ostilità, odio, inimicizia, invidia, malignità, acredine, malevolenza, accanimento, vendetta – e rappresenta probabilmente il tratto caratteristico della stagione politica e culturale che stiamo vivendo. “Perché lui sì e io no? Questa è la domanda principale, forse la sola, che gli invidiosi si pongono. Il filosofo sloveno Slavoj Žižek, ha sostenuto che l’invidia è qualcosa di più, o di meno, del desiderio di possedere quello che ha l’altro – ricchezza, amore, potere. Un sentimento decisamente rivolto al “negativo”: impedire all’altro quel possesso che si agogna. Žižek racconta in vari suoi libri una storiella emblematica. Una strega dice a un contadino: “Farò a te quello che vuoi, ma ti avverto, farò due volte la stessa cosa al tuo vicino!” E il contadino con un sorriso furbo le risponde: “Prendimi un occhio!””
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L’ultimo Europeo? calcio d’inizio

In L'ultimo Europeo? on aprile 22, 2016 at 12:40 am

 

Mars5

Stadio Velodrome | di Stefano Rubini

“La vita che ci circonda è priva di concetti ordinatori. I fatti del passato, i fatti delle singole scienze, i fatti della vita ci sovrastano disordinatamente. La filosofia comune e le discussioni giornaliere o si accontentano di frasette liberali di una fede infondata nella ragione e nel progresso oppure si inventano il famoso feticismo dell’epoca, della nazione, della razza, del cattolicesimo, dell’uomo d’intuito, il cui comune elemento negativo è una critica emotiva contro l’intelletto e l’elemento comune positivo è il bisogno di un supporto, di gigantesche ossature fantomatiche, a cui si possono appendere le impressioni, l’unica cosa di cui siamo ancora costituiti.”

Robert Musil, “Europa inerme”, 1921

E’ dentro uno scenario paragonabile a quello che Robert Musil descriveva all’inizio del secolo scorso che ci stiamo muovendo. “E’ come nuotare sott’acqua in un mare di realismo, trattenendo il respiro, ostinatamente, ancora un po’ più a lungo: semplicemente con il pericolo che il nuotatore non riemerga più.” Non abbiamo alle spalle una guerra mondiale (anche se scenari di guerra non mancano a ogni latitudine) ma siamo in una fase storica di transizione caotica e spesso violenta. Lo stato di salute – o forse sarebbe meglio dire di malattia – dell’Europa deve essere raccontato, accettando di sfuggire alla velocità straniante della cronaca e delle continue emergenze, provando ad approfondire e interpretare i fenomeni sociali, politici e culturali che la attraversano. Lo si può fare solo stimolando l’attivazione di sguardi tra loro diversi, capaci di mostrarci una molteplicità di sfumature e di punti di vista.
Un lavoro d’inchiesta quindi, necessariamente in forma collettiva. Troppi i fronti – geografici e di contenuto – che andrebbero presidiati, troppe le storie che meriterebbero di essere raccontate.

E’ necessario immaginare la costruzione di un spazio di ricerca e osservazione – diffuso sul territorio europeo – dentro il quale ognuno si senta libero di contribuire nel modo che ritiene più adatto al progetto narrativo. Servirà anche uno strumento (un blog, una piattaforma web) che garantisca la raccolta e la visibilità dei materiali, siano essi in forma scritta, audio e video, oppure fotografica. Leggi il seguito di questo post »

Il piacere del giuoco

In Ponti di vista, Uncategorized on agosto 24, 2014 at 9:28 PM

Hans Van der MeerHans van der Meer è un fotografo olandese. Ha dedicato una cospicua parte del proprio lavoro al fermare sulla pellicola immagini legate al calcio. Per i suoi scatti ha scelto però un approccio decisamente eccentrico, che mi ha sempre affascinato. Prati verdi adattati a campo da gioco, portieri corpulenti, palloni spellati, azioni confuse. Non vengono rappresentate le gesta di campioni affermati (i calciatori fotografati non sono nemmeno il soggetto principale delle fotografie) e non si vogliono raccontare il Mondiale o la finale della Champions League. Protagonista è il giuoco; il divertimento di rincorrere il pallone, il tentativo di passarselo o di eseguire un dribbling, la gioia per un gol realizzato o la delusione per uno subito. Sullo sfondo paesaggi meravigliosi; la natura brillante del nord Europa, i colori caldi del Mediterraneo o la densità urbana di qualche quartiere popolare.

Mai come oggi è fondamentale che gli obiettivi – non solo dei fotografi, ma anche degli operatori sociali e culturali, oltre che dei semplici appassionati – sappiano mettere a fuoco ciò che di veramente importante può produrre l’attività fisica, ed in particolare quella fatta insieme ad altri, come è necessario per il giuoco del calcio. No, non è un errore…è proprio sulla riscoperta del piacere per il giuoco – e per i valori positivi che può esprimere, sia per gli stili di vita sani che per le opportunità sociali e relazionali – che dovremmo concentrare la nostra attenzione. Solo in questa maniera potremo (forse) dimenticare e (forse addirittura) provare a modificare l'(anti)cultura che regna – dal professionismo fino all’ultimo dei campionati amatoriali – negli ambienti del calcio. Leggi il seguito di questo post »

Fuorigioco!

In Ponti di vista on Maggio 9, 2011 at 11:32 PM

Luglio 1998. La nazionale francese affronta a Parigi nella finale del campionato mondiale di calcio il Brasile. A guidare la difesa c’é Laurent Blanc, forte libero di O.Marsiglia, Inter e  Manchester United. Al suo fianco Marcel Desailly (roccioso difensore centrale originario del Ghana), Lilian Thuram  (elegante esterno nato in Guadalupa) e Bixente Lizarazu  (terzino destro di origine basca). La partita finisce tre a zero. Due gol sono del campione francoalgerino Zinedine Zidane. E’ la vittoria di una nazionale che dimostra – dopo le scorribande coloniale e i massicci flussi migratori in entrata – di saper, almeno nel calcio, far sentire proprio cittadini anche i figli di territori lontani da Parigi.
Un tricolore “black-blanc-beur” che inorgoglisce la Francia e sembra dimostrare che si può convivere e che si può addirittura essere i migliori del mondo grazie alla valorizzazione di un variopinto meltingpot. Leggi il seguito di questo post »