(Articolo pubblicato all’interno del progetto L’Ultimo Europeo?)
Ci siamo sfiorati a Aix-en-Provence. Avevamo previsto di vederci per mezz’ora per chiacchierare di calcio e dei fenomeni sociali connessi a esso. Non ci siamo riusciti, per mio colpevole ritardo e per la sua agenda piena di impegni. Però ci siamo sentiti via e.mail nelle settimane successive e siamo riusciti a stendere questa lunga intervista.
Christian Bromberger è professore emerito di Antropologia all’università di Aix-Marseille, dove ha fondato e diretto l’Istituto di Etnologia mediterranea e comparata. E’ proprio nel cuore del Mediterraneo, a Marsiglia e a Napoli (oltre che a Torino, sponda Juventus) ha condotto a fine anni ’90 un’approfondita ricerca etnologica sul tifo e i significati simbolici e gruppali che nascono e si sedimentano negli stadi. “La partita di calcio” (Editori Riuniti) è una lettura fondamentale per chi voglia capire meglio le dinamiche del mondo ultras, affrontandone potenzialità e limiti dal punto di vista sociale e culturale. Da lì siamo partiti e il viaggio è stato lungo e interessante.
Christian Bromberger è un appassionato di calcio?
Amo molto il calcio, ho giocato per molto tempo (come attaccante) ma «appassionato» è una parola decisamente forte.
Da marsigliese (di adozione) – oltre a esserne un profondo conoscitore – è anche un supporter dell’OM?
Sono Aixois di adozione (abito e lavoro a Aix-en-Provence). Non sono tifoso dell’OM, ma cerco di comprendere (con simpatia) quelli che lo sono.
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