
“La vita è una guerra di sguardi dove vince chi riesce a vedere”
*Vitaliano Trevisan (1961-2021) – Un ponte, un crollo
Transizione è la parola chiave, per molti aspetti abusata e tradita, di questo complicato periodo storico.
A ben vedere non esiste momento in cui non ci si trovi a vivere, più o meno consapevolmente, un passaggio che conduce da un momento a un altro. Siamo sempre in movimento. Banalizzando al massimo ad ogni istante – secondo dopo secondo – corrisponde un passato che ci resta definitivamente alle spalle e un futuro che ci si approssima sempre più, giocando con il fragile equilibrio che crediamo di aver raggiunto nel presente che siamo chiamati a vivere in presa diretta, senza tasto pause a disposizione.
Una soglia – per dar ulteriore credito al titolo di questo piccolo diario – mai davvero fissa e che sfida, e mette seriamente in crisi, la presunta linearità offerta dalla modernità per descrivere l’andamento del progresso (economico, sociale e culturale) che ci è promesso.
Da ventiquattro mesi a questa parte le cose, ne sappiamo la causa principale, si sono inceppate e – non credo di essere l’unico a sentirla così – l’incertezza a cui fatichiamo a trovar soluzione ci restituisce un tempo faticosamente sospeso, un corto circuito generale che rende diffuse le fragilità [firmiamo per #bonuspsicologo, già oltre le 200.000 sottoscrizioni, e leggiamo fino all’ultima riga le pagine necessarie e vivide di Vitaliano Trevisan] e apparentemente impossibile immaginare l’andare oltre, rendendo concreta la transizione.