Inizio a scrivere questa recensione dall’angusta tastiera touch di un IPhone 6S, modello già datato della galassia Apple. Invio via e.mail le prime frasi composte di getto. Certamente conterranno qualche errore di battitura e, chissà, qualche strafalcione grammaticale. In un secondo momento le aggiusterò e ne arricchirò la forma. In allegato aggiungo l’immagine da utilizzare a corredo dell’articolo. L’applicazione per la posta elettronica mi chiede – grazie, troppo gentile – di quale dimensione ho bisogno. Da bassissima a mediocre risoluzione la differenza si vede eccome anche sul piccolo schermo che ho davanti agli occhi. Potrò sempre applicare un filtro per renderne migliore la resa. Sono appena sceso da un velivolo RyanAir, e ho speso circa 130 Euro per viaggiare in quattro, due bambini e due adulti, andata e ritorno. Non sono mancati in volo gratta e vinci e un ampio paniere di prodotti di consumo, così come le trombe e gli applausi sono arrivati puntuali all’atterraggio. Uno steward particolarmente loquace e, certamente dal suo punto di vista, molto ironico ha spiegato a tutti i passeggeri di custodire con cura i venti minuti di anticipo raggranellati sulla rotta per riequilibrare i prossimi, prevedibili, viaggi in ritardo offerti dalla compagnia irlandese. Condiglio cinico certo, ma sincero. A Palermo – nel breve volgere di una corsa d’auto nel rumoroso traffico cittadino – sono passato dalla bellezza barocca del Duomo di Monreale alla sciatteria monotona della periferia abusiva di parti non marginali della città che per il 2018 è Capitale Italiana della Cultura. Un pugno in faccia dopo una carezza. Mia figlia (sei anni ancora da compiere) vuole ascoltare “Una vita in vacanza” de Lo Stato Sociale. Leggi il seguito di questo post »