
STARE NEL MONDO. A distanza di qualche mese dall’invasione russa in Ucraina si è tornati a discutere del conflitto in atto all’interno del Consiglio comunale di Trento. Lo si è fatto sulla base di una mozione condivisa dall’intera aula, perchè anche il parlamento di una media città ha il diritto e il dovere di stare nel Mondo e fare di tutto per occuparsi del Mondo.
L’intervento che ho tenuto in aula, ripercorrendo brevemente l’evoluzione di questi quasi otto mesi, voleva anche costringerci a riflettere con sufficiente attenzione sul contesto globale in cui siamo inseriti. Uno scenario di grandissima complessità che non ci possiamo permettere di dimenticare o sottovalutare.
L’INIZIO DELLA CRISI. Il 24 febbraio scorso abbiamo assistito con enorme preoccupazione all’aggressione russa, al riemergere della guerra guerreggiata in Europa, all’avvicinarsi delle truppe e dei combattimenti alla capitale Kiev con il rischio di una sua rapida caduta.
Nelle settimane successive abbiamo dovuto fare i conti con un’acutissima crisi umanitaria. Milioni di profughi (in gran parte donne e bambini) hanno lasciato case e affetti muovendosi verso est. Oltre 150.000 di loro hanno trovato accoglienza in Italia, più di 2.000 nel solo Trentino, la stragrande maggioranza in sistemazioni familiari.
Come stanno oggi questi cittadini e cittadini? Cosa possiamo ancora fare per rendere la loro permanenza nelle nostre comunità migliore? E ancora come ci poniamo di fronte agli altri flussi migratori, che da sud – lungo la rotta mediterranea e balcanica – segnano ancora in queste settimane un bilancio di sangue e sofferenza assolutamente inaccettabile?
PARLANO SOLO LE ARMI? Parallelamente per mesi si è discusso (non si è ancora smesso, non bisogna farlo mai) sull’opportunità di inviare armi alla resistenza ucraina. Ragionarci – sulla base di una ferma convinzione non violenta e antimilitarista – non significa porsi in posizione equidistante ma preoccuparsi del fatto che si possa credere, nonostante i numerosi precedenti ci dicano il contrario, che accrescendo la concentrazione di armi in un determinato contesto geografico questo possa trovare in esse strumento di pacificazione.
A distanza di mesi, perchè la politica lavora aggiornando la propria interpretazione su un Mondo in costante movimento, l’immagine che la situazione sul campo ci restituisce è quella – dopo un periodo di congelamento delle posizioni – della controffensiva ucraina in corso nei territori del Donbass e non solo. C’è molta euforia rispetto a questa operazione militare nelle cancellerie occidentali, come se questo confermasse la correttezza delle scelte fin qui adottate. E’ legittimo – e necessario – chiedersi però in che direzione ci stiamo muovendo e arrivati a questo punto quali siano le strade percorribili per porre fine al conflitto e di conseguenza alle sofferenze di milioni di cittadine e cittadine.
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