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La Politica che cura, aiuta, rammenda.

In Ponti di vista, sulla soglia on giugno 24, 2024 at 4:27 PM

Nelle sedute di 18 e 19 giugno 2024 il Consiglio comunale di Trento ha discusso e approvato l’assestamento di bilancio 2024, con tutta probabilità l’ultimo della consiliatura in corso.

Quella che trovate qui sotto è la relazione del Sindaco Franco Ianeselli che spiega il senso della manovra di bilancio.

Qui sotto invece la traccia del mio intervento in aula, a sostegno del voto favorevole del gruppo consiliare di Futura.

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LA POLITICA CHE CURA, AIUTA, RAMMENDA

Questo mio intervento, a commento dell’assestamento di bilancio in discussione, sarà piuttosto breve e non prevede documenti collegati (emendamenti o ordini del giorno) come invece avvenuto nelle precedenti sedute di bilancio. Questa scelta deriva da due motivi – diversi ma complementari tra loro – che qui accenno velocemente.

Il primo riguarda in maniera diretta i contenuti dell’assestamento. Mi fa piacere poter raccontare qui la totale risonanza che ho percepito immediatamente con l’impostazione della manovra e con le parole che il Sindaco Franco Ianeselli ha utilizzato per descriverne i contenuti parlando di interventi dedicati alla cura e al rammendo. Ci torno tra poco entrando più nello specifico.

Il secondo invece prende le mosse da una generale e non nuova stanchezza (fisica e mentale) che mi porto appresso da diverso tempo. Un senso di fatica che mi accompagna e sul quale mi interrogo con continuità con diversi e diverse altri amici e amiche, che con me la condividono e la subiscono.

Non a caso il filosofo Byung Chul Han riflette da tempo sul concetto di “società della stanchezza”, proprio a voler mettere in piena luce i diversi segnali che ci restituiscono un diffuso senso di incertezza e precarietà tale da contagiare ampie parti delle comunità in cui viviamo. Dentro questo contesto si inseriscono appieno gli studi che certificano soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione l’emergere di fragilità psico-fisiche come diretta conseguenza della permacrisi (ossia più crisi tra lo concatenate) di cui ha giustamente accennato il Sindaco.

Dentro la cronaca quotidiana lo sfibrarsi della tenuta sociale assume forme diverse, spesso tragiche. L’ennesimo naufragio – 70 dispersi, in gran parte donne e bambini – nel Mar Mediterraneo dove il dovere di accogliere viene sostituito dal disinteresse nei confronti della sofferenza umana. I quattro suicidi in carcere in una sola giornata (sono 44 mentre scrivo da inizio anno) che certificano il fallimento del sistema detentivo italiano. O ancora – in una sorta di spirale infinita del dolore – la morte di Satnam Singh, bracciante indiano ferito sul lavoro (da sfruttato) e abbandonato sanguinante per strada, privato dei soccorsi, della dignità e della vita.

Sono capitoli questi – i più inquietanti, certo – di quell’Antologia degli sconfitti che Niccolò Zancan ha mirabilmente compilato, dandogli la forma di uno dei più bei libri in circolazione negli ultimi mesi. In quelle pagine, una o poco più per ogni storia raccontata, troviamo rappresentati in forma di racconti individuali i dati generali che ci vengono offerti da ricerche come quelle di Cida-Censis (il declino del ceto medio italiano), AlmaLaurea (rapporto formazione/salari e dati emigrazione laureati) e Caritas (dati in crescita della povertà).

“Soffro, dunque siamo” diceva Marco Rovelli in un prezioso volume sul disagio mentale. Lo faceva ponendo al centro del suo ragionamento la dimensione sociale e collettiva dello stare male e – a specchio – il bisogno di un intervento altrettanto sociale e collettivo per sostenere, affiancare e accompagnare il lavoro di cura necessario per suturare le ferite e per lenire le fragilità dentro le comunità.

Ecco perchè l’assestamento che oggi discutiamo è importante perchè riconosce il bisogno di cura e di attenzione nei confronti dei cittadini e delle cittadine (nessun escluso), investendo le proprie risorse di conseguenza. E’ un investimento nell’ordinario più che su opere di grandi dimensioni, sull’essenziale nelle vite delle persone, sulla prossimità che rende migliore la città lì dove le persone la abitano quotidianamente.

Casa (700mila Euro per ristrutturare appartamenti più altri a sostenere chi rischia uno sfratto o ha bisogno di integrazione all’affitto) e scuole, da rendere più funzionali e accoglienti. Strutture sportive e parchi giochi, accessibili e diffusi sul territorio. Servizi per l’infanzia e per altri ambiti del welfare cittadino: l’ostello per i lavoratori alle Scuole Bellesini, “case per la comunità” a Piedicastello e a Canova, la “Casa dei rider” nella vecchia stazione delle corriere in Piazza Dante”. E poi un pacchetto cospicuo di risorse destinate alle manutenzioni di strade, marciapiedi, ciclabili, fognature, alberature. 

Se si fissassero tutte queste azioni su una mappa della città ci si accorgerebbe di come esse garantiscano ad ogni territorio la dovuta attenzione, a conferma dell’importanza di prendersi cura del sistema di circoscrizioni di cui si compone la città. C’è stata qualche polemica (il caso più esposto è quello del voto negativo del sobborgo di Meano) che non devono comunque stupire dentro un ecosistema complesso come quello che siamo chiamati a governare. Va ricordato sempre che il bilancio della città è uno solo e deve e dovrà fare i conti con risorse non infinite e in prossima ulteriore diminuzione. Compito nostro è quello di trovare il giusto equilibrio fra i desideri di ogni specifico territorio non dimenticando mai la visione d’insieme che deve orientare le scelte di un’Amministrazione pubblica.

Questo non significa che tutto vada bene così com’è. Sulle Circoscrizioni si può fare di più e meglio, applicando anche qui il metodo della cura. Serve investire in democrazia e partecipazione (riproviamo a impostare il lavoro del Bilancio partecipativo?), in servizi di vicinato (portinerie? medici di base? commercio?), in costruzione di buone relazioni (quali saranno gli esiti di un anno da Capitale del Volontariato?). 

Il Sindaco nel suo intervento ha fatto esplicito riferimento all’arte del rammendo (architettonico, sociale, culturale). Si tratta di un esercizio lento e faticoso, spesso non visibile nell’immediato. Eppure è l’unica maniera che la Politica – che noi in questo Consiglio rappresentiamo temporaneamente – ha per svolgere al meglio il proprio ruolo.

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