
LA CORSA SUL POSTO E IL SOGNO DELLA SOMMA PERFETTA. Subito dopo la pausa estiva, Francesco Costa nella sua rassegna stampa mattutina ha espresso con una perfetta sintesi quella che sembra una specialità della politica italiana: la corsa sul posto. Grande movimento all’apparenza, insieme a tanto rumore e una certa confusione, per non spostarsi in realtà di un solo centimetro nello spazio.
Lo stesso Costa – ascoltate Morning prima di cominciare la giornata, aiuta… – ha osservato come ci sia un principio che i partiti tentano di applicare di fronte a ogni scadenza elettorale. Lo chiamerò teorema della somma perfetta. Partendo dalla mappa dei collegi (etichettati sulla carta come blindati, contenibili, difficili o addirittura abbiamo scoperto “inidonei”) si fa riferimento al bisogno – certo sulla base anche di una legge elettorale pessima – di allargare le alleanze con l’idea che questa sia un’operazione squisitamente matematica. Il soggetto A porta 5, B aggiunge 3 e con quel che garantisce C si mette insieme la maggioranza che serve.
Anche in Trentino è prevalso questo approccio forte di sostenitori che continuano a pensare, nonostante ogni segnale contrario, che la gestione politica sia efficace solo se fa riferimento ai mondi e ai pacchetti di voti che essi dovrebbero garantire.
CUSTODI DEL FUOCO, PER RIGENERARE L’AUTONOMIA. Dovremmo cercare di smettere di correre sul posto per tornare a lavorare insieme alla costruzione ambiziosa del Mondo che verrà, alla definizione di un orizzonte condiviso, di un destino comune in un momento di grande trasformazione globale.
La scelta di Futura di non aggiungere il proprio simbolo alla coalizione che correrà al Senato non è una ripicca né è espressione di una rigida coerenza da rivendicare ma il frutto di mesi e mesi di lavoro, dentro le istituzioni e nell’intervento politico. Un lavoro che la nostra associazione ha condotto e conduce con altre e altri, consapevoli del bisogno di dare vita a un’alleanza autonomistica sociale e politica capace di rappresentare davvero un’anomalia. Questa stessa consapevolezza guida la nostra presenza, laterale come ci siamo detti, in questa campagna elettorale che è e deve rimanere un passaggio di costruzione in vista delle prossime sfide che ci attendono.
Riprendendo il titolo del recente Agosto degasperiano, sentiamo l’urgenza di essere “custodi del fuoco e non adoratori delle ceneri”. Siamo per un’Autonomia (che unisce la dimensione provinciale a quella regionale ed Europea) che decida di non accontentarsi della memoria dei bei tempi andati né della difesa delle conquiste dei padri fondatori ma rigeneri il proprio spirito e la propria azione, costruendo le traiettorie dei prossimi trent’anni e non vivendo nel ricordo dei trenta passati. Non tradizione ma proiezione. Non musealizzazione ma laboratorio innovativo, capacità di adattamento e di rilancio.
Dobbiamo insomma preferire il mare aperto a un apparente porto sicuro, scegliere uno slancio di visione, curiosità, fantasia ed entusiasmo all’ennesima richiesta di responsabilità e “buon senso”. Predisporci a una diversa avventura: di questo sentivamo e sentiamo ancora il bisogno.
UN’AVVENTURA FATTA DI PERSONE, RELAZIONI E GIUSTA RADICALITA’. In primis nel metodo della scelta dei candidati e delle candidate. Non solo oggetto di una trattativa per la copertura dei posti a disposizione nei collegi e nei listini ma la concretizzazione del bisogno, in stretta sinergia con luoghi e comunità, di far emergere una nuova classe dirigente per una altrettanto nuova stagione politica. In prospettiva per le Provinciali dell’anno prossimo non servirà quindi un solo nome convincente (quello del candidato o della candidata Presidente) ma un gruppo di lavoro ampio e variegato – per età, genere, provenienza, talenti e vocazioni – che sia moltiplicatore di energie, entusiasmo e protagonismo.
Ugualmente nel modo di condurre una campagna che, necessariamente, non può essere solo intesa come tenuta delle posizioni elettorali come atto di fede dei propri sostenitori – qualsiasi proposta venga loro avanzata, perchè bisogna… – ma come lavoro di riconquista di chi la fiducia non la ripone più in nessuno, di chi ha deciso di stare lontano dalla politica e dal voto, di chi non si sente riconosciuto e, di conseguenza, non riconosce più nella rappresentanza e nella partecipazione gli strumenti più adeguati per il governo e per la progettazione. In questa direzione si muoveva, e attendiamo la chiamata anche locale per città e valli del Trentino, l’idea del Segretario del PD Enrico Letta di attivare centinaia di volontari e volontarie per realizzare un lavoro di ascolto, confronto e proposta condotto porta a porta, valle per valle, quartiere per quartiere. Fare un passo incontro a uomini e donne che continuano ad allontanarsi è necessario, anche e non solo per gli impatti elettorali che può sviluppare.
Va soprattutto cercata una strada diversa – sta qui il tratto più affascinante della trasformazione da innescare – lì dove il riformismo e la fede nel progresso sembrano avere armi spuntate e la Politica deve incrociare, individuare e coinvolgere chi già si attiva e si impegna, quelle comunità operose e radicali che non possiamo permetterci di disperdere o sottovalutare.
DUE AGENDE CHE PARLANO AL PIANETA E AL TERRITORIO. Per capirci, ecco solo due esempi che corrispondono ad altrettante tracce di lavoro che potremmo definire “Agenda climatica” e “Agenda della cura”.
La prima è quella che arriva dai movimenti per il clima, da Fridays For Future, Extinction Rebellion e Ultima Generazione, che la esprimono nelle piazze e con materiali altamente strutturati. Rappresenta una sfida ambiziosa e concreta per affrontare una transizione che non è solo verde ma è unita a doppio filo con i temi della giustizia sociale e con le altre grandi questioni del nostro tempo: cultura del limite e nuova vivibilità ecosistemica, povertà energetica e diritto all’abitare, lavoro e tempi di vita, reddito e progressività della tassazione. Perché allora non raccogliere questi stimoli – ben sapendo di non averlo fatto sempre con la giusta attenzione e coerenza nel recente passato – e dopo aver incontrato i movimenti durante la campagna elettorale contribuire con convinzione alla buona riuscita dello sciopero per il clima del prossimo 23 settembre, proprio a ridosso della scadenza elettorale?
La seconda suggestione è frutto dall’esperienza diretta di centinaia di uomini e donne – sotto la spinta costante di Leonardo Becchetti – che lavorano nella cooperazione e nelle organizzazioni del welfare territoriale, sotto forma di un articolato appello pubblicato dal quotidiano Avvenire a inizio agosto. Chiudete gli occhi ed immaginate per un attimo un mondo dove la società civile con le sue migliori pratiche scrive un promemoria per la classe politica fatto di parole come cittadinanza attiva, sussidiarietà, consumo responsabile, comunità energetiche, innovazione sociale, mutualismo, inclusione, felicità. Riconnettere il sociale con il politico non significa forse, da questo punto di vista, ricevere questi spunti e rilanciarli, ragionarci insieme e darne pronta applicazione? Organizziamo, nelle poche giornate a nostra disposizione, a una grande Agorà – permanente e diffusa sul territorio – che di cura si occupi condividendo obiettivi e azioni concrete?
Comunità politiche, attivismo, nuovi paradigmi. Sono stati questi i tre piani su cui abbiamo più volte chiesto – era questa la nostra sfida – un investimento di immaginazione collettiva e di generosità nella relazione e nella contaminazione reciproca, in nome di una sincera e generativa alleanza, già indirizzata verso un percorso che da qui segni tappe di medio e lungo termine per il Trentino.
Non ci siamo riusciti.
Il nostro non esserci con il simbolo, ci siamo in altro modo come vedete, è un piccolo appunto a guardar bene più di allarme e impotenza che di polemica e frattura. Uno stimolo a fare meglio, noi per primi. Al non rimanere fermi sul posto ma farsi movimento. Insieme. Davvero.