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Appunti di lettura | 32.

In Ponti di vista on giugno 12, 2017 at 7:01 am

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Christian Raimo | Il leader morale del mondo | minima&moralia
Una preziosa intervista di Christian Raimo. Una garanzia.

“In questo momento, guardando la situazione del mondo – come mi ha detto un leader musulmano che lo conosce – è che il 13 marzo 2013 non sia stato eletto solo il capo della chiesa cattolica, ma un leader morale del mondo. E questo oggi lo sento quanto mai vero, vedendo la tensione, la paura, i muri che vengono costruiti: è l’unica grande figura di riferimento globale.”

“Ai giovani chiede di fare casino, di hacer lio come si dice in spagnolo. L’invito fondamentale che viene fatto ai giovani è anche di protestare, non tappare dentro la propria energia. Una cosa che mi colpì molto è quando incontrò i giovani cubani – e fu un incontro ad alto potenziale elettrico dove c’erano ragazzi di ogni tipo, anche quelli di Juventud Rebelde. Lui fece un discorso ecumenico: disse mettetevi tutti insieme per costruire la società, cristiani, comunisti, magari scazzatevi – non ha usato questo termine, ma il senso era quello – però insieme. Tutti insieme. Questa idea ovviamente ha dell’utopico, ma non un’utopia astratta, ma radicata nella vita di ciascuno.”
 

Luca De Biase | Testa io vinco, croce tu perdi. L’insostenibilità del capitalismo e l’intelligenza del mercatoblog.debiase.com
Spunti per rileggere – con onestà intellettuale – le categorie economiche. “Quello che dovremmo però cominciare a contestare è che il capitalismo sia favorevole al mercato. Vale il contrario, le considerazioni che servono al capitalismo non vanno d’accordo con il mercato: il mercato non è la libertà dei capitalisti di fare ciò che vogliono ma la normativa che garantisce a tutti la libertà di innovare e la lealtà della competizione, in un contesto nel quale la spesa pubblica abilitante è sana e possibile. Il riconoscimento del merito nel mercato avviene in un contesto di regole solidaristicamente – sportivamente – accettate più che in un contesto di prove di forza nelle quali vale tutto. Una piattaforma pubblica a prova di futuro è sempre più necessaria. Una demolizione aprioristica del pubblico non fa l’interesse del mercato. E di certo non dei cittadini.”

Richard Grusin | Premediare il cambiamento: il caso #occupywallstreet | CheFare
Per la prima volta sento il termine premediazione. “Prima che qualunque obiettivo specifico potesse essere rivendicato, e anche se ciò non dovesse mai avvenire, #occupywallstreet è riuscito a promuovere e intensificare ciò che Jonathan Flatley definirebbe «un contro-stato affettivo rivoluzionario».” “Ho sostenuto altrove che la premediazione funziona mobilitando nel presente l’affettività collettiva. La premediazione utilizza molteplici modalità della mediazione e della rimediazione nel dare forma all’affettività dell’opinione pubblica, nel preparare le persone ad un campo di possibili azioni future, nel produrre uno stato d’animo o una struttura del sentire che rende possibile certi tipi di azioni, pensieri, discorsi, affettività, sentimenti o umori.”

Prossimità

Giuseppe De Rita | Meglio tornare al territorio | Corriere della Sera
Un articolo scritto nel 2004 ma che conserva un’incredibile attualità. Da rileggere oggi, nel bel mezzo del montare di nuove ondate nazionaliste. “Se le vele sono stanche non si può che galleggiare, sembra aver capito chi ha riscoperto le scaltre virtù di precedenti periodi politici.
Per chi non ha capito o non ne ha voglia è consigliabile però non intestardirsi ad affannarsi sulle vele dell’ ideologia, delle coalizioni, dei programmi, delle leadership, ma piuttosto cambiare giuoco e trasferire la dialettica politica in terra ferma, sui temi del territorio, delle autonomie locali, delle autonomie funzionali, dei distretti industriali, dello sviluppo a macchia di leopardo del Sud.
E’ sul territorio che oggi si formano interessi e identità collettivi; è sul territorio che si esplica la voglia di viver bene su cui si radica oggi buona parte del consenso sociale; è sul territorio che si può richiamare la responsabilità di tutti (imprese, enti locali e singoli) a rilanciare lo sviluppo e a razionalizzare spese e interventi; è sul territorio che si verificano spostamenti di voti, come è stato evidente nelle ultime elezioni.”

Paolo Baroni | Anche i Comuni nel loro piccolo s’innovano | La Stampa
Qualche appunto interessante dalle tanto raccontate “aree interne”. Siamo arrivati ad una fase decisiva nella trasformazione – auspicabile – da storytelling a messa a sistema di interventi politici, amministrativi, sociali e imprenditoriali. Incrociamo le dita e diamoci da fare.

Barbara Ganz | Il malgaro si è laureato | Il Sole 24 Ore
Ho conosciuto Adis Zatta all’interno di un corso di formazione sui temi del cambiamento climatico e della resilienza urbana. Una storia importante di passione e di cocciutaggine, di sviluppo delle proprie competenze e metterle a disposizione della propria comunità.

Andrea Baldazzini | La città dei ricchi e la città dei poveri | Pandora
Nuova edizione dell’importante libro di Bernardo Secchi. Preciso approfondimento di Pandora. “Quando la città esplode diventando un esteso territorio urbano privo di forme stabili, quando si trasforma cioè in quella che Bonomi chiama la città infinita, ovvero una città senza confini netti, in perenne espansione e attraversata da un’enorme molteplicità di flussi, allora il tema delle disuguaglianze, delle fratture sociali, delle segregazioni spaziali, della «mancata porosità» tra gli spazi collettivi, per usare un’espressione di Secchi, riemerge con vigore ed è proprio in un contesto di questo tipo che l’urbanista e l’architetto possono giocare un ruolo politico di primaria importanza, dimostrando anche la rilevanza dei loro saperi e ruoli. Essi possono infatti intervenire in queste lacerazioni che si sono aperte nel tessuto urbano e che rispecchiano lacerazioni nel tessuto socio-antropologico, lavorando non solo per ricucirle ed evitare emorragie che porterebbero al collasso di interi territori, ma anche per convertire tali fratture e lesioni in spazi di potenzialità, di trasformazione e sperimentazione per nuove forme di co-abitazione tra molteplici gruppi sociali (a tal proposito basti pensare al complesso tema della gentrificazione o della rigenerazione urbana).”

Diletta Grella | Il paese-cooperativa dove ogni giorno si cambia lavoro | Vita
Di ritorno da Paraloup (guardate qui) lo sguardo è già rivolto a luoghi dove si sperimentano pratiche di mutualismo che immaginano e praticano futuri diversi. Uno di questi è senza dubbio Succiso. “I punti di partenza sono un amore profondo per il proprio territorio e un forte senso di appartenenza ad una comunità, dai quali è scaturito un grande valore relazionale, culturale, occupazionale ed economico. Fondamentale è considerare il luogo dove si svolge questa storia: l’Appennino Tosco Emiliano, caratterizzato negli ultimi anni da uno spopolamento lento e cronico. Un progetto di cittadinanza attiva come questo ha saputo rivitalizzare non solo Succiso, ma tutta l’area circostante. Questi ragazzi, 25 anni fa, non avevano la minima idea di che cosa fosse una cooperativa di comunità, anche perché la definizione non esisteva ancora: hanno semplicemente cercato di rispondere ai bisogni che, giorno dopo giorno, si presentavano. Da bravi camminatori di montagna, hanno fatto un passo dopo l’altro, senza fretta. Una scelta vincente, visto che, dopo venticinque anni, sono ancora qui, tutti insieme, che camminano. E chissà dove li ritroveremo tra venticinque anni!”

Arianna Giorgi Bonazzi | Elogio del portinaio di quartiere ai tempo di Amazon | Rivista Studio
“Non è passatismo: chi li ritira i pacchi ordinati online?” Comincia così questa fotografia di un fenomeno interessante, che incrocia nuove opportunità di lavoro con la riscoperta di relazioni di prossimità. Un altro pezzetto di un mio sogno/progetto. “Non c’è più la Sora Manuela di Gadda, rappresentata nel suo ruolo sociale dal dialetto romano che la vuole «tutta de prescia, smovenno er culo come una quaja». Ci sono, invece, nuovi odori speziati, diversi dal cavolo pungente, che si spandono negli androni dei nostri palazzi. Nuove cadenze ispaniche o cingalesi, che modulano l’avviso urlato di non camminare sulla scala bagnata. Sulle televisioni in guardiola, stanno pope ortodossi elargenti benedizioni, e dalle radioline, nell’ora della siesta, salgono nenie arabeggianti. Sul cemento o sul prato comune, sotto l’occhio insondabile e bonario dei nuovi portinai immigrati, i nostri figli e i loro si amalgamano tra babeli di filastrocche, universali palle che volano e spinner che ruotano. Aspettano, col fare sommesso delle mute comparse di una commedia, di essere ringraziati per quel pacco Dhl e, poi, magari, raccontati.”

Aldo Bonomi | I territori margine al centro dello sviluppo sostenibile | Sole24Ore
Sempre in attesa di Arcipelago Italia nuovi spunti dal basso, dal locale che si fa incubatore di alcune tra le migliori visioni di sviluppo sostenibile. “Qui sette Comuni: Abriola, Albano Lucano, Anzi, Brindisi di Montagna, Calvello, Laurenzana e Trivigno, si sono uniti con una visione da smart land resiliente per far fronte ai problemi del territorio: spopolamento, invecchiamento della popolazione, emigrazione permanente, e ragionano sul come darsi un futuro per garantire servizi, manutenzione del territorio, sviluppo locale e una identità di area.” Il margine che si fa centro…

Cose (interessanti) sparse

Daria D’AcquistoLa Svezia mette l’intero Paese su Airbnb | http://www.ninjamarketing.it
La sharing economy è un disastro. La sharing economy è una rivoluzione. In attesa di trovare un (non scontato) punto di equilibrio tra le visioni estreme sul fenomeno è importante capirne gli effetti reali. La Svezia ci prova e si descrive così: “La Svezia non ha una torre Eiffel. Non ci sono cascate del Niagara o Big Ben. Non c’è neanche una piccola Sfinge. La Svezia però ha qualcosa di diverso: la libertà di girovagare. Questo è il nostro monumento”. Un’idea di turismo altra, che mescola tecnologia, marketing territoriale ed esperienzialità.

Oliver Burkeman | Perché rimandiamo le cose importanti? | The Guardian
Devo prendere alla lettera questo consiglio. “Il paradosso è che l’unico modo per mettersi nelle condizioni che secondo noi sono necessarie per agire – un alto grado di energia e di concentrazione – è cominciare ad agire (“la motivazione segue l’azione”, si dice da noi). Perciò, se vi accorgete che state rimandando qualcosa da fare con la scusa che lo farete quando sarete freschi e riposati, prendetelo come uno stimolo a farlo subito. Probabilmente pensate di dover aspettare di avere più entusiasmo, ma in realtà quello stesso pensiero è un buco nella vostra tanica di carburante attraverso il quale l’entusiasmo sta colando via.”

Tomaso MontanariDecalogo della politica culturale per sindaci |
Non riesco a far mio il suo appello alla Sinistra, ma questi dieci spunti per amministratori locali è un piccolo manualetto culturale. Da leggere ma soprattutto da mettere in pratica. “Praticare la cultura in prima persona: un sindaco che trova il tempo di leggere, ascoltare musica, andare a teatro, conoscere un museo sarà un sindaco migliore. Oltre che un essere umano più compiuto: e, forse, più felice.”

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