UNA CITTA’ IN MOVIMENTO. Quando nell’autunno del 2019 mi sono candidato per il Consiglio comunale di Trento molti e molte mi ripetevano che alcune aree della città rischiavano di rimanere ancora per molti anni su un binario morto, prevedendo sul lato dell’urbanistica una consiliatura di transizione.
Dopo quattro anni lo scenario è molto diverso. Molte tessere si sono mosse. In parte sotto la spinta, non sempre ordinata, delle risorse del PNRR successivo alla crisi pandemica del 2019. Si pensi alla tanto discussa circonvallazione ferroviaria, ma anche – su scala più ridotta – alll’hub intermodale in realizzazione all’ex Sit. A questo impulso esterno si è aggiunto il desiderio dell’amministrazione in carica di sfruttare la finestra di opportunità apertasi, anche qui non senza contraddizioni, per riorganizzare brani di città che per decenni avevano faticato a trovare una destinazione. L’area San Vincenzo, l’ecosistema del Monte Bondone, le superfici della Destra Adige, in futuro l’areale ferroviario.
Certamente dimentico qualcosa.
Forse è presto per dire se l’esito parziale di questa corposa movimentazione sia un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, ma è evidente che al momento il compito di noi amministratori è quello di essere accompagnatori e garanti – insieme appassionati e prudenti – dei processi di trasformazione che si sono messi in moto.
ATTACCO AL CIELO E SENSO DEL LIMITE. E’ dentro questo contesto e con questo approccio che credo si debba guardare al piano guida presentato in questi giorni per l’area Sequenza a Trento nord. L’architetto Bortolotti illustrando il progetto – che non può e non vuole passare inosservato nelle dimensioni e nell’immaginario scelti – ha parlato di un “attacco al cielo” che intende ridisegnare il rapporto con l’altezza rimasto fermo all’idea di Marcello Vittorini e ai suoi 16,5 metri di quota massima.
In tale sottolineatura – che ha preso il Campanil Basso come suo simbolo – oltre a rintracciare la necessità di cercare un corretto equilibrio con il paesaggio circostante si può anche cogliere lo spunto per far tesoro di alcuni principi cardine dell’andare per monti, applicandoli alla pianificazione urbanistica.
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